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22 Giugno 2021

La Musica Totale

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La citta` di plastica

Dalla nevrotica New York l’underground si propaga al paradiso artificiale di Los Angeles. Ma nella capitale del consumismo i suoi connotati mutano alquanto. Si adeguano alle diverse tradizioni culturali della metropoli californiana, nella quale non esistono ambienti politicizzati e scuole di sperimentatori come al Greenwich Village; nella quale il fruitore non e` il giovane intellettuale preoccupato dei problemi del mondo e imbevuto di solenni ideali, ma il teenager reso idiota dal metodico lavaggio del cervello praticato quotidianamente dalla societa` consumista.

L’idiotismo e` veramente la filosofia di vita dell’abitante medio della metropoli californiana. La societa` di plastica gli propina un turbine di mode e lo bombarda di pubblicita’. I commercials aggressivi e sorridenti della TV e gli slogan invitanti diffusi dagli altoparlanti dei grandi magazzini sono l’avanguardia di un esercito della persuasione occulta che, ramificando ramificando, penetra ogni giorno di piu` dentro il tessuto sociale. La personalita` del los-angelesiano medio viene forgiata da questo gigantesco apparato per l’edificazione della coscienza.

Dietro questo colossale apparato di propaganda si erge una ideologia di base: la fede incrollabile nell’”american way of life”. Essa consiste in un sentimento viscerale di patriottismo, moralismo, perbenismo e anti-comunismo. L’opinione del cittadino sui fatti che accadono nel mondo e` un mosaico di luoghi comuni, di stereotipi, di cliche’ che si riassumono nell’esaltazione dei valori borghesi.

E` facile condizionare il californiano medio. La pubblica istruzione attraversa una crisi preoccupante: Storia e Geografia sono materie esotiche, che pochi arrivano a studiare. I giornali e i tele-giornali hanno dimensioni impressonanti (centinaia di pagine il Los Angeles Times, il quotidiano piu` spesso del mondo, due ore continuate le “news” televisive) ma in realta` coprono soltanto il territorio locale, trascurando quasi tutto cio` che succede all’estero. Bombardato da una sotto-cultura estremamente angusta, tutta locale e contemporanea, il cittadino non ha alcuna speranza di poter sviluppare caratteri originali.

Il risultato della sovrapposizione dell’americano tutto d’un pezzo e del teenager alla moda e` un’impressionante livello di stupidita` di massa, dimostrato dalla facilita` con cui si propagano le mode, e dall’isterismo con cui si auto-alimentano i sentimenti anti-comunisti.

Los Angeles e` anche una citta` commerciale e una citta` industriale. A questo duplice aspetto della sua vita produttiva sono connessi i miti e gli incubi della psicologia collettiva. Los Angeles e` diventata, gia` negli anni ’60, un dedalo di “freeway” premanentemente intasate di traffico. L’abitante medio deve fare i conti tutti i giorni con la nevrosi e con lo smog, con il rumore e con la folla. Una folla, per giunta, resa alienante dal fatto di essere chiusa in scatolette mobili di latta: a Los Angeles non si cammina mai, ci si sposta sempre in auto, milioni e milioni di auto. Nessuna citta` proletaria puo’ causare gli incubi tecnologici di Los Angeles: il lavoro alla catena di montaggio e` infinitamente piu` umano dello stile di vita di L.A.

Lo stile di vita e` il piu` povero di contenuti morali dell’intera nazione (con la sola eccezione, forse, di Las Vegas). La gente vive immersa nel mito del successo e del denaro, mito che domina ogni ambizione e condiziona qualsiasi tipo di attivita`, compresa quella artistica. Una vita si misura dallo status sociale, dal livello di reddito, dal tipo di auto, dalle dimensioni della piscina, e cosi` via. Los Angeles e` la citta` che per prima accettera’ il valore morale del “greed”, l’avidita`, sovvertendo l’ultimo principio morale del puritanesimo che ancora resisteva.

Inevitabilmente la vita viene improntata al piu` grigio materialismo. L’ ambizione di ogni giovane e` di fare carriera in fretta, e non importa quale sia il mestiere. Presto si diffondera` anche il mito dell’”enterpreneur”, dell’imprenditoria privata, e avere un “buon posto” non bastera` piu`, diventera` sinonimo di fallimento. La corsa al successo pone traguardi sempre piu` selettivi, e diventa pertanto sempre piu` feroce.

In questo inferno di concorrenza totale i sentimenti non contano piu` nulla. Negli anni ’60 si crea quel vasto strato sociale di “sbandati ricchi” che hanno sacrificato tutto al mito del denaro, e dedicano l’intera loro esistenza a rincorrere il successo, omettendo diligentemente qualunque tipo di rapporto umano dalla loro agenda giornaliera. Il risultato saranno i “singles bar”, i bar rumorosi dove gli scapoli vanno a cercare la partner occasionale con cui sfogare gli istinti bradi che non si e` ancora riusciti ad eliminare.

La crisi della famiglia e` gia` evidente negli anni ’60, anche se limitata al fenomeno della “crisi generazionale”. Esplodera` prepotentemente quando quella generazione, cresciuta in quell’ inferno morale, ripudiera` il vecchio “american way of life” per uno stile di vita piu` facile, improntato proprio a quei valori alternativi portati alla ribalta dal fenomeno di ribellione giovanile, in particolare la rivoluzione sessuale. E sara` l’inizio di uno sgretolamento sociale di cui non si intravede tuttora il punto terminale.

Los Angeles underground

La ribellione al sistema non e` rappresentata tanto dai miti e ingenui rappresentanti del flower-power (versione edulcorata della protesta pacifista newyorkese, subito rovesciata in moda di ciondoli, collanine, magliette, poster, eccetera) quanto dai “freak”.

I freak sono i mostri, i finti pazzi e veri eretici che ripudiano la civilta’ di plastica e la sbeffeggiano. Non sono ne` un fenomeno politico (perche’ non esiste un movimento freak), ne` un fenomeno culturale (anzi l’analfabetismo fa persino parte della loro immagine). Sono in fondo soltanto un fenomeno di costume, un tocco di folklore che le agenzie turistiche vedono di buon occhio: vestono male, dicono parolacce, praticano il libero amore.

Per queste cose i borghesi si offendono un po’, ma cio` che semina veramente il panico e` la vera eresia del loro pensiero: non solo pensano che il denaro non sia tutto nella vita, ma addirittura lo disprezzano!

La maleducazione dei freak non si spinge fino ad infangare la patria e ad esaltare il comunismo; non basta qualche frecciatina satirica ogni tanto per poter assegnare loro una coscienza politica rivoluzionaria. Il loro bersaglio preferito e` un altro: il perbenismo. E l’oscenita` e` la loro arma piu` efficace. Non e` un’arma cosi` innocua come gli intellettuali del movement possono pensare, perche’ serve a scuotere le coscienze, e a forza di scuoterle possono anche svegliarsi. E` un fatto, anzi, che in prospettiva la battaglia “sessuale” dei freak abbia avuto effetti piu` duraturi (nel bene e nel male) che non quella “politica” del movement: la rivoluzione sessuale rimarra`, i moti studenteschi saranno presto dimenticati.

Lo slang e l’abbigliamento bizzarro sono altre minori manifestazioni della loro diversita’. Anche la droga ha una parte tutto sommato da comprimaria.

L’ottica corretta per comprendere il fenomeno freak e` quella della continuita’. I freak non sono diversi dai giovani che praticano il surf. Ne sono anzi la logica conseguenza. Con il surf era venuta prepotentemente alla ribalta una generazione dedita al “fun” fine a se stesso, ma cio’ ebbe come effetto anche una analisi critica dello stile di vita dei propri genitori, e una conseguente insofferenza per i vincoli del puritanesimo americano. I freak sono quegli stessi giovani che, con un pizzico di consapevolezza in piu`, ora deridono esplicitamente i genitori, e poi la societa` intera. Se i freak sono osceni, e` perche’ i ragazzi dediti al fun vogliono fare l’amore, mentre i genitori lo proibiscono: allora i giovani frustrati reagiscono diventando freak e inneggiando all’oscenita’. E cosi` via.

Anche i freak manifestano pertanto una intrinseca ambiguita’. Si ribellano all’”american way of life”, ma su basi prettamente materialistiche, piu` materialistiche ancora di quelle che sorreggono la morale dei genitori. Il loro scopo e` di porre il “fun” sopra tutto, sopra anche il lavoro e la morale. In cio` sono responsabili di un’ulteriore degradazione della civilta’. Gli effetti si vedranno, per l’appunto, quando la famiglia comincera` a disgregarsi e al suo posto spunteranno singles bar ad ogni angolo, quando l’abitante medio di Los Angeles perdera` qualsiasi interesse sociale o politico per preoccuparsi, anima e corpo, soltanto di divertirsi. I freak avranno vinta la loro battaglia per il sesso libero, ma a favore di una vita ancora piu` povera, feroce e disumana.

La musica dei freak

Il punto di ritrovo dei freak e` il Sunset Strip di Hollywood, la striscia di locali notturni che si estende per un paio di chilometri parallelamente al mitico Sunset Boulevard e al piu` malfamato Hollywood Boulveard. Li` erano sorti i primi club per la musica rock, e li` si esibivano i primi complessini locali.

Dedito com’e` alla satira, alla provocazione, alla “stranezza”, all’eccentricita` fine a se stessa, il freak si lascia sedurre dalle istanze liberatorie della musica underground newyorkese, soprattutto l’idea di abolire i confini fra i generi, di fondere tutto in un’ unica teoria sonora: folk, blues, jazz, elettronica, canzonetta, rumore. Portando alle estreme coseguenze questa dottrina nasce una musica che non conosce piu` pregiudizi, e che si diverte nell’essere tale: il fatto stesso di citare generi palesemente conflittuali fra di loro conferisce al brano un carattere parodistico.

Il periodo e` favorevole al formarsi di nuove esperienze musicali colte, poiche’ coincide con il declino del jazz. Nel 1966 il jazz ha dato le sue ultime grandi personalita` con il free, ed ora vive di rendita. I giovani intellettuali non trovano piu` nel jazz la colonna sonora della loro generazione, come era successo invece nel decennio precedente; la trovano piuttosto negli esperimenti a volte cerebrali dell’underground. Che la musica freak voglia servire la stessa “tipologia” di popolazione lo dimostra il fatto che assuma molti connotati del jazz, dall’improvvisazione all’orchestrazione, e qualche volta varcando il confine che la separa da questo.

A Los Angeles la fusione degli stili e` favorita anche dalla presenza di numerose colonie etniche, alle quali corrispondono altrettanti generi musicali: folk latino, jazz, blues, country, eccetera.

Un aspetto importante della civilta` musicale freak e` la prassi che si instaura nella produzione e distribuzione del prodotto sonoro. I nascenti ideali comunitari contagiano anche la struttura del complesso, che viene a configurarsi come un carrozzone sul quale viaggiano i musicisti, il manager, eventuali amici e le ragazze dei musicisti, del manager e degli eventuali amici: le groupie. La fusione fra spettacolo e musica propugnata dall’underground newyorkese frutta una maggiore teatralita` ai concerti, durante i quali si tengono vere e proprie rappresentazioni (precursori delle quali furono i Merry Pranksters di Ken Kesey).

Il musicista che attua pienamente la fusione di tutti i generi musicali in un’unica musica totale e` Frank Zappa, uno dei massimi geni del secolo. Suo amico, consigliere e maestro-discepolo (non si e` mai ben capito il rapporto gerarchico fra i due) e` Captain Beefheart, altro incommensurabile della musica moderna. Diverso da loro e da tutti il piu` introverso Tim Buckley, che e` la negazione del freak, e anche questo fa parte della civilta` dei freak.

Non a caso questi tre tipi sono i piu` grandi cataclismi psichici della storia del rock.

Alle loro spalle uno sparuto gruppo di amici e protetti. Larry “Wild Man” Fischer e` il caso piu` tipico, un demente esagitato che canta agli angoli delle strade senza accompagnamento. Le sue “canzoni” sono un misto di autobiografismo, naivite`, associazioni libere, commentari d’attualita`, e sarcasmo. I suoi dischi contengono bizzarrie come l’”a cappella” di Merry Go Round, improvvisazioni estemporanee, filastrocche interrotte, monologhi e arringhe.

I Geronimo Black sono il complesso fondato da un esule zappiano, Jimmy Carl Black, mentre nei Fraternity of Man militarono Elliot Ingber, altro disertore, e il giovane Lowell George.

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HOUSEATECH // HOUSEATECH - SAME (THE COLLECTION)
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  1. HOUSEATECH // HOUSEATECH - SAME (THE COLLECTION)