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22 Giugno 2021

La Musica Progressiva

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Conservatorismo e progressismo del rock inglese

L’estinzione del beat, attorno al 1966, aveva portato alla ribalta altre esperienze musicali, come i vari revival e la psichedelia, nessuno dei quali possedeva pero` il carisma per imporsi alla testa del rock inglese. Il frazionamento del rock inglese in fenomeni paralleli aveva comunque comportato l’esplorazione di aree molto lontane dal rock and roll e dal beat, con una conseguente una riscoperta del blues, del folk, del jazz, della musica classica.

Questi elementi eterogenei confluirono, verso la fine degli anni ’60, in un genere che anteponeva i risultati artistici a quelli commerciali. Vagamente legato allo spirito innovativo, contestatore e attivista di quegli anni, venne battezzato “musica progressiva”. Rinnegato il beat corrivo, e tentato il superamento della dimensione canzonettistica; il “progressive” inglese fu il segnale della maturazione di una musica nata per essere consumata e diventata arte strada facendo. Il sound progressivo attingeva a tutti i generi e al tempo stesso rinnegava i codici di tutti, sintesi e antitesi di un decennio di frenetica evoluzione.

Il progressive-rock era innanzitutto una musica da “ascoltare”, non semplicemente da canticchiare. Era pertanto una musica di cui era necessario degustare le componenti e l’architettura. La melodia era un “collante” piu` che il baricentro. Spesso l’arrangiamento o l’andamento del brano contavano piu` del ritornello.

Rispetto alla musica psichedelica, di cui ovviamente il progressive-rock riprendeva diversi caratteri (la struttura libera, le elaborate partiture strumentali, i passaggi eccentrici, l’improvvisazione, la diluzione della melodia), il progressive-rock era un fatto piu` conscio e meno istintivo.

Il progressive-rock nacque soprattutto come ribellione nei confronti della musica “commerciale”, della canzone alla Beatles, e questa contrapposizione aveva un carattere politico. Da un lato c’era la musica dell’Establishment, che si affidava alla semplice struttura della canzone di tre minuti e rispettava i canoni di composizione tradizionali. Questa era la musica che dominava le classifiche e che piaceva ai ragazzi allineati. Dall’altro c’era la musica dell’underground, che rivoluzionava il concetto di canzone, dilatando i tempi e accettando qualsiasi regola di composizione. Questa era la musica che trasmettevano soltanto le radio FM progressive e che piaceva ai ragazzi ribelli.

La contrapposizione sarebbe presto sfumata, in quanto l’industria discografica sarebbe riuscita facilmente a trasformare in “prodotto” anche l’anticonformismo, ma per qualche anno servi` anche come bandiera generazionale.

Gli emigrati

I primi segni di rinnovamento vennero dai reduci del beat che, emigrati in America, furono stimolati a cambiare registro e qualita` di produzione. Fu la generazione di Jeff Beck (ex Yardbirds), Van Morrison (ex Them) ed Eric Burdon (ex Animals).

Con loro nasce la figura del compositore rock moderno, che scrive partiture complesse e dirige strumentazioni di largo respiro, spesso mescolando ispirazioni di diversi generi.

Accanto alla triade storica si possono mettere tanti minori. Nicky Hopkins, per esempio, pianista leggendario che aveva militato nei Quicksilver, nel Jeff Beck Group, nei Rolling Stones, affermandosi con uno degli stili piu` fluidi e caldi alle tastiere, compose sognanti brani strumentali nei suoi album solisti (Last Night’s Changes, 1975).

Alla stessa generazione appartengono i due cantanti Rod Stewart ed Elton John, entrambi provenienti dal complesso blues di Long John Baldry ed entrambi destinati a una folgorante carriera commerciale.

Le “famiglie” inglesi

Tutti e tre i grandi complessi progressivi si formano intorno al 1968: Traffic, Family, Jethro Tull. Furono loro ad imporre il cliche’ del “folk-blues-jazz-rock” che presto avrebbe scalzato quello del power-trio.

I minori furono tantissimi, a partire dai Man e dagli Spooky Tooth, e continuando con 10CC.

L’influenza delle armonie vocali di Beach Boys e Beatles si fece sentire sui Badfinger di Pete Ham, autori di Without You (portata al successo da Nilsson) e Day After Day (1971), sui Bay City Rollers di Saturday Night (1975), sul folk-rock commerciale di Gerry Rafferty e dei suoi Stealer’s Wheel, resi celebri loro da Stuck In The Middle With You (1973) e lui da una jazzata Baker Street (1978) su City To City (1978), con un celebre assolo di sassofono di Raf Ravenscroft e melodrammatico arrangiamento orchestrale di Hugh Murphy. Negli anni ’90 verranno riscoperti centinaia di gruppi minori, esorditi nei primi anni ’70, quando psichedelia e progressive-rock erano diventati molto popolari: i Quatermass; i Pussy, un quintetto che registro` soltanto Plays (Morgan Bluetown, 1969 – Background, 1993 – Demon, 2001); i Cirkus, autori di One (RCB, 1971), emuli di King Crimson e Yes, cosi` come gli Spring di Spring (Neon, 1971); i Jody Grind, titolari della suite in quattro movimenti alla Colosseum One Step On (Transatlantic, 1969); i T2 di It’s All Work Out In Boomland (Decca, 1970), blues-rock alla Cream con fuzz psichedelico e melodie neoclassiche; i Dr Z, titolari dell’album concept mistico-filosofico Three Parts To My Soul (Vertigo, 1971); i Julian’s Treatment, autori di un concept fantascientifico, il doppio album A Time Before This (1970); i Dark di Steve Giles, titolari di Round The Edges (1972), e tornati sulle scene con un pessimo Anonymous Days (Darkedge, 1996); i Titus Groan di Titus Groan(Dawn, 1970), propulsi dalle tastiere di Stuart Cowell e dai fiati di Tony Priestland, buoni imitatori di Black Widow e Colosseum nella lunga suite Hall Of Bright Carvings; The Way We Live, a trio with guitarist Jim Milne, percussionist Steve Clayton and electronic keyboardist John Brierley, that recorded A Candle For Judith (Dandelion, 1971), and then changed name to Tractor to release Tractor (Dandelion, 1972); Steamhammer, who penned the 22-minute suite Penumbra, on their fourth album Speech (Brain, 1972); Refugee, i.e. a reenactment of Nice with the original rhythm section (Lee Jackson and Brian Davison) and Patrick Moraz replacing Keith Emerson, documented on Refugee (1974). In molti casi si tratta pero` di truffe per collezionisti incalliti.

I Thunderclap Newman realizzarono un solo bizzarro disco d’autore, Thunderclap Newman(MCA, 1973), con l’hit Something In The Air (1973).

I Nektar proposero un misto di improvvisazione melodica, jazz-rock ed elettronica su Journey To The Center Of The Eye (Bellaphon, 1972).

I Ben, soprattutto, registrarono un album, Ben (Vertigo, 1971), contenente quattro jam di jazz-rock per sassofono (Peter Davey), organo, chitarra e batteria.

Nel 1971, quando molti complessi della prima ondata sono entrati in crisi, spunta la seconda generazione, caratterizzata da una fusione di modi romantici, progressivi, psichedelici e decadenti: i Roxy Music, leader della nuova generazione, i Be Bop Deluxe di Bill Nelson, e tre gruppi armati di violino: i Curved Air, i Cockney Rebel e gli scozzesi String Driven Thing. Questi ultimi (Graham Smith al violino) sono immortalati su The Machine That Cried (Charisma, 1973), Please Mind Your Head (1974) e Keep Yer ‘and On It (1975).

Il soul-rock

La Gran Bretagna fu teatro di un vasto movimento soul. A cominciare dagli stessi Morrison e Burdon, molti dei suoi protagonisti trovarono pero` piu` conveniente trasferirsi negli USA, dove il “blue-eyed soul” aveva creato dei presupposti migliori. La legione dei soul- rocker inglesi vanta veterani illustri, fra cui Steve Winwood e Dave Mason dei Traffic e un topo da pub come Frankie Miller.

Il piu` influente sara` Robert Palmer, ex cantante dei Vinegar Joe, che incisero tre album nel 1972-73, da Sneaking Sally Though The Alley (1974), che rimarra` il suo album migliore, registrato con i Meters a New Orleans, A Bad Case Of Loving You (1979) Johnny And Mary (1980) e Some Guys Have All The Luck (1981), una cover del vecchio hit dei Persuaders, fino agli hit piu` grintosi e funk della maturita’ (Some Like It Hot, 1985, con i Power Station, Addicted To Love, 1986, Irresistible, 1988). La sua carriera culminera` con il doppio Don’t Explain (EMI, 1990), buon riassunto delle sue influenze blues, jazz, soul, rock e funk.

Con loro si distinsero i complessi di ispirazione piu` genuina, come la Average White Band (Pick Up The Pieces, 1975) e gli Ace di Paul Carrack (How Long, 1975). Gli Stone The Crows di Maggie Bell, una delle cantanti femminili piu` viscerali d’Inghilterra, e del giovane chitarrista Alex Harvey, furono i protagonisti assoluti, con dischi ricchi di cover intense e di suite progressive (I Saw America, 1970); Joe Cocker (shouter passionale e alcoolizzato cronico del giro di Leon Russell). Al confronto gli Hot Chocolate, gruppo misto di Londra, produssero soltanto una versione di disco-music ancora allo stadio di soul-music (You Sexy Thing, 1976).

In Svezia operarono Bosse Hansson & Janne Karlsson, organista e batterista, che registrarono tre album fra il 1967 e il 1969.

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